cuore spezzato

Come sopravvivere quando il cuore si spezza

La fine di una storia d’amore è un momento difficile.

Separarsi è sempre un’esperienza dolorosa.

Le ricerche di Fisher (Rutgers University, 2010) testimoniano come dopo una rottura, anche il solo pensare alla persona amata, attivi aree del cervello coinvolte nella dipendenza e nel dolore fisico.

Si tratta di una perdita paragonabile ad un lutto e come tale le emozioni che ne conseguono, sono sconcerto, dolore e senso di vuoto. Si può trattare di un dolore cosi forte che si manifestano con:

  • difficoltà di addormentamento
  • incubi
  • pensieri ossessivi
  • disturbi alimentari
  • aggressività
  • depressione
  • apatia
  • pianto improvviso

A volte restiamo in preda ad una sorta di stato confusionale che può provocare false deduzioni sulle motivazioni di tale gesto, con il risultato di peggiorare il proprio equilibrio psichico.

Temendo una simile sofferenza molte persone preferiscono perseverare per lungo tempo in un rapporto che evidentemente non funziona più e che ha ben poco da donare ad entrambi.

La separazione ci mette di fronte, senza mezze misure, allo spettro della solitudine, del vuoto e del dolore. Comporta il perdere i propri punti di riferimento e mette in discussione la nostra identità, anche in futuro.

Imparare ad affrontare questo momento è importante per le relazioni future, ne parlo proprio in un articolo dedicato al passato e come può influenzare le nostre future relazioni.

La domanda più frequente: ma perché una storia finisce?

Le storie d’amore iniziano, evolvono e  talvolta inevitabilmente cambiano. In alcuni casi entrambi i partner sanno vivere insieme tale evoluzione e creare una sorta di “pagina nuova” della loro relazione, un nuovo inizio.

Noi tutti cresciamo e con noi i nostri bisogni e i nostri desideri; così due persone che hanno  percorso un pezzo di vita insieme, ad un certo momento potrebbero non condividere più nulla.

A volte le storie iniziano per timore della solitudine, perché avendo aspetti intimi fragili e feriti ricerchiamo l’accudimento e le cure dell’altro tentando di sentire di valere tramite il partner.

La coppia diviene quindi una sorta di “stampella” senza la quale pensiamo di non poterci sostenere. Il più potente antidolorifico è la condivisione. E siccome per poter condividere abbiamo bisogno dell’altro, la nostra più grande risorsa sono proprio le relazioni, quelle con persone a cui vogliamo e che ci vogliono bene e con le quali possiamo essere noi stessi

Si può sopravvivere a tutto questo dolore?

In generale riusciamo a superare la fine di una storia significativa entro 8 mesi ma, se l’impasse permane influenzando negativamente la propria vita oltre 2 anni, è assolutamente consigliato rivolgersi a uno psicoterapeuta, il quale potrà aiutarci ad analizzare questo stato di trauma aiutandoci ad individuare la strada per il superamento di tale difficoltà.

Quando ci si riprende dalla fine di una storia significativa si tratta in gran parte di un lavoro di integrazione: tra il bambino bisognoso d’amore che è in noi e l’adulto indipendente, o tra tutte quelle parti di sè che abbiamo sperimentato con il partner (in realtà già ci appartenevano ma l’altro le ha attivate). La preoccupazione è quella di non poter più provare tale emozioni e che rimangano confinare nel ricordo dell’amor perduto.

E qui potremmo attivare un nuovo punto di vista: adesso che abbiamo scoperto parti di noi così vive e intense, vibranti nella condivisione con l’altro, decidiamo che non debbano più restare nascoste e nemmeno “rapite” da malinconici ricordi.

Ma continuiamo a cercarle, a diventarne curiosi perché ora sappiamo in maniera più netta e convinta che cosa vorremo la prossima volta che decideremo di metterci in gioco.

Tali aspetti di noi sono così autentici che vorremmo sempre difenderli da eventuali ferimenti ma rischiamo di tenerli nell’ombra mentre saprebbero mostrare quanto possiamo essere luminosi.



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