bambina che guarda il genitore

L’ACCUDIMENTO INVERTITO: QUANDO I GENITORI DIVENTANO FIGLI

“Sei grande!” o “Non vedi che sono solo? Devi aiutarmi!” o “Sei il fratello maggiore: dai l’esempio”: questi sono alcune frasi che i genitori dovrebbero usare con cognizione di causa, avendo chiaro che i bambini dovrebbero comportarsi come tali e non assolvere a responsabilità più grandi di quelle che gli competono.

Il rischio è quello di sperimentare il cosiddetto accudimento invertito, una condizione in cui è il bambino o l’adolescente a prendersi cura dei famigliari: è frequentemente vissuta da figli di divorziati, di genitori affetti da malattie o da dipendenze, dai fratelli maggiori che devono badare a quelli più piccoli 

QUANDO TUTTO COMINCIÓ

Fin dai primi anni di vita il benessere di un bambino passa attraverso il soddisfacimento dei suoi bisogni emotivi primari tra cui l’amore genitoriale incondizionato, il rispetto della sua unicità, il supporto nell’esplorazione del mondo circostante, la cura, l’empatia.

Tutti questi bisogni sono di solito assicurati dai genitori o dai caregivers per permettere al bambino una base solida che lo aiuterà ad affrontare la vita ed il mondo esterno.

Nel caso dell’accudimento invertito queste esigenze vengono disattese, infatti i ruoli genitore – figlio si invertono e sarà il bambino a fornire cure e protezione all’adulto più bisognoso.

Le motivazioni di un simile rapporto, come abbiamo visto, possono essere molteplici ma hanno come denominatore comune genitore che smette di essere riferimento stabile e rassicurante per divenire bisognoso di cure e attenzioni sia fisiche che emotive.  In queste situazioni il figlio/a abbandona il proprio percorso di crescita vivendo i panni di un mini-adulto, dove assolve  ruoli e funzioni accudenti verso il genitore richiedente, senza però gli adeguati strumenti mentali ed emotivi. 

Questi bambini si mostreranno molto responsabili e attenti ai bisogni dei genitori, con le “antenne sempre dritte” per captare e talvolta prevenire situazioni difficili se non drammatiche.

E COME SI DIVENTA DA GRANDI?

La percezione di insicurezza che il bambino prima e l’adolescente poi avverte durante la sua crescita rimane incollata addosso e diviene un sistema di credenze per cui si impara a fare sempre meno conto su qualcuno e sempre più su se stessi.

Di seguito le caratteristiche di questi piccoli adulti’:

  • sviluppano una precoce autonomia per non dover chiedere, 
  • sistema di opinioni binario (è tutto bianco o nero!) per ridurre al minimo le variabili,   
  • iper controllo per ridurre la quantità di rischio, 
  • tendenza al perfezionismo,
  • archiviazione degli stati emotivi che vengono ridotti al minimo così da dedicare energie all’attività cerebrale.

QUALE ASSOCIAZIONE CON DISTURBI PSICOLOGICI?

Possiamo trovare una correlazione tra l’accudimento invertito e i disturbi depressivi, poichè il figlio nasce con l’esigenza innata di essere accudito e se ciò non accade può sviluppare un senso del Sè ferito, che tenderà ad anteporre i bisogni altrui dimenticando i propri. E quando questo tipo di cura si protrae fino all’età adulta, alla perdita del genitore accudito finora, all’effettivo taglio del cordone insomma, il figlio può sperimentare un lutto violento. Abituato da sempre ad viversi in funzione di colui che assisteva, ora non sa ascoltare se stesso e non sa dare spiegazione al senso di vuoto che l’assale.

Poco spazio per sé implica una scarsa attenzione e visibilità, oltre che a sviluppare una forte resistenza ad affidarsi e fidarsi delle relazioni. Infatti se vi è una convinzione che accompagna il bambino nella crescita è quella che lo porta a non chiedere aiuto. In alcuni casi tale dolore senza voce, addirittura negato, può portare ad una sintomatologia ansiogena.

QUANDO FINALMENTE CI SI PRENDE CURA DI SE’

L’intervento psicoterapico rappresenta spesso l’ultima spiaggia a cui approda chi da sempre è abituato a cavarsela da solo: così sintonizzato sempre sul bisogno altrui non ha mai ascoltato se stesso, le sue esigenze, i suoi tempi, il suo corpo che in questi casi, esprime sintomi importanti e diventa il campanello di allarme. Esso infatti ci ricorda la sua esistenza e rende finalmente voce agli stati emotivi taciuti per troppo tempo. 

Il compito della psicoterapia è quello di sviluppare auto-consapevolezza, auto-coscienza e l’attivazione delle risorse individuali e familiari. Ma soprattutto rendere conscio l’adulto che ci troviamo di fronte che dovrà prendersi cura del bambino che è stato (e che ancora esiste dentro di lui) perché abbia finalmente attenzioni dedicate, perché riscopra il piacere della libertà, delle risate gioiose e sperimenti finalmente il senso di protezione.

In Gran Bretagna (Pease molto sensibile al fenomeno dell’accudimento invertito) la Charity Carers Trust ha promosso un sito denominato Babble Carers  che offre supporto ai giovanissimi che vivono questa condizione, proponendo uno spazio online dove poter condividere le proprie esperienze e trovare un sostegno psicologico, emotivo e pratico. Nasce così la Young Carers Awareness Day ovvero la giornata mondiale della consapevolezza di questo numeroso gruppo di giovani accudenti che si assumono livelli di responsabilità normalmente affidati ad un adulto.

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